La mattina dopo mi sveglio di ottimo umore, mi sego lentamente davanti allo specchio accarezzandomi il sixpack e gli enormi pettorali, poi mi doccio.
Giro per casa nudo, mangio qualcosa fumando un paio di siga e poi inizio a prepararmi. Jeans azzurri stracciati, cintura di cuoio, chaps bassi sui fianchi e stretti sulle gambe, gilet di pelle, biker boots, guanti e giubbotto, tutti neri.
Nel frattempo sento la moto di Vincent arrivare. Esco, cavalco e metto in moto la mia Harley e lo raggiungo sulla strada.E' vestito come ieri, tranne un giubbetto di jeans. Quando mi vede è senza parole, abbassa la testa e si lecca le labbra, quasi non riesce a salutarmi, ma non si trattiene dal passarsi la mano sul cazzo duro stretto nella pelle marrone."Buongiorno Signore"Mi infilo il casco e i RayBan aviator a specchio "Ciao Vincent, è il tuo momento di fare strada".
Mi porta verso l'interno, su strade poco frequentate, andiamo con calma così ho la possibilit� di gustarmi il paesaggio e soprattutto la sensazione di onnipotenza che mi attraversa.
Il suono del motore mi permette di isolarmi completamente e di concentrarmi sulle mie fantasie più selvagge, fantasie che voglio far diventare presto realt� .
Dopo tre quarti d'ora accelero, supero Vincent e gli faccio cenno di seguirmi. Mi addentro nel paese segnalato lì vicino, e quando vedo un piccolo bar mi fermo per una pausa. Tre troiette del posto che stanno chiaccherando lì fuori ci fissano e cercano di farsi notare. Vincent le guarda sorridendo, io le ignoro e entro nel bar dove mi siedo a gambe aperte mettendo in mostra il fisico muscoloso fasciato nella pelle, Vincent più timido si siede e allunga le gambe incrociandole. Prendiamo due birre e ridiamo tra di noi lanciando occhiate alle fighe che sono entrate e si sono sedute vicino a noi, poi iniziamo a flirtare un po' con loro.
Mentre parliamo non riesco a non immaginarmi mentre inculo la più carina delle tre, una morettina con gli occhi neri, il viso sorridente e un vestitino che si può strappare con una mano, messa a pecora. Nei miei pensieri però non sorride ma urla.Ci facciamo dare i numeri di telefono, poi torniamo in sella e ripartiamo. Mi riprometto di tornare.
Prendiamo una strada in salita che finisce in mezzo a due vallate, non c'è nessuno in giro. Ci fermiamo per fumare e intanto mi guardo intorno. Vedo una piccola chiesa non lontano "andiamo a vedere cosa c'è lì". Fermiamo le moto davanti alla chiesa e scendiamo. Provo ad aprire il portone della chiesa che è chiuso, ma bastano due spallate per aprirlo.
L'interno è suggestivo e curato, sembra strano sia stato possibile entrare così facilmente, che non sia protetto meglio. Le vetrate colorate attutiscono la luce del sole e creano un'atmosfera mistica. Vedo dei bastoni di legno appoggiati al muro e mi viene un'idea. Ordino a Vincent di entrare e chiudo il portone. Passando due bastoni tra le maniglie faccio in modo di chiudere dall'interno. Nessuno ci può rompere i coglioni adesso.
Vado verso l'altare e ci lancio sopra il giubbotto di pelle, poi libero i pettorali aprendo a met� il gilet. Di fianco all'altare c'è una grossa sedia di legno imbottita con i braccioli, quasi un trono da vescovo, su cui mi siedo a gambe aperte con il culo in avanti.Guardo Vincent che non capisce, se ne sta vicino all'ingresso non sapendo bene cosa fare, timoroso per questa profanazione ma troppo eccitato per prendere l'iniziativa di chiedere di uscire "cosa fai lì fermo, è il momento dell'adorazione" e scoppio a ridere.
Vincent mi guarda imbarazzato.Lo fisso accarezzandomi i pettorali con una mano e il pacco stretto nei jeans con l'altra."Non vorrai dispiacere al tuo Signore, vero?"E' eccitato ma imbarazzato."E' il momento di rendere grazie piccolo uomo. Altrimenti la mia vendetta sar� spietata"La luce dalle finestre rende l'atmosfera ancora più eccitante. Vincent si avvicina e si inginocchia."Cosa devi dire Vincent?""Grazie mio Signore per l'onore che fate a questo schiavo" poi in silenzio inizia a leccarmi gli stivali. Li spingo in avanti perché non si dimentichi la suola e intanto continuo a eccitarmi capezzoli e cazzo.
La situazione è arrapante di brutto, Vincent dopo aver slinguato bene gli stivali mi guarda con occhi adoranti e fa per salire verso il mio pacco accarezzandomi le gambe avvolte nel cuoio nero.
"Spogliati e tieni solo gli stivali" ordino.Non ci mette molto ad obbedire, e questo mi fa eccitare ancora di più, poi ritorna ai miei piedi con il cazzo duro e la lingua fuori."Signore adesso posso adorarvi come meritate?" Con le dita slaccia i chaps, la cintura e poi inizia ad aprirmi i jeans mentre io gli accarezzo la testa e lo porto verso di me. La nerchia esce subito dritta e umida e immediatamente Vincent si riempie la bocca con una fame animale.Inizio a gemere ma quando vedo che ha iniziato a segarsi mi alzo impugnando i braccioli e gli lancio un calcio nello stomaco"Ma chi cazzo ti ha dato il permesso?" urlo
Si piega in due a braccia chiuse"Perdonatemi Signore io....""Tu sei solo uno schiavo, uno schiavo può solo dare piacere al suo Padrone" urlo "e solo il suo Padrone può decidere quando e se lo schiavo può ricevere o darsi piacere""Mio Signore vi prego perdonatemi" striscia per terra e inizia di nuovo a leccarmi gli stivali piangendo."Alzati cazzo!" lo prendo per i capelli e lo spingo verso l'altare, le gambe aperte e il petto appoggiato sul marmo. Lui non prova neanche a reagire, il mio comportamento lo ha spaventato e si lascia guidare come un manichino.
Con una mano mi appoggio sul suo collo, con l'altra inizio a esplorargli il culo dopo aver sputato sopra le dita guantate. E' stretto e lo sento ansimare ma non ha il coraggio di lamentarsi. Infilo un dito e dopo essermi fatto strada per bene infilo anche il secondo.Continuo per un po' ad allargarlo fino a quando tolgo la mano dal collo, mi metto dietro di lui e lo spingo ancora più su sull'altare. Lo inculo velocemente e inizio a scoparlo con rabbia. Solo adesso si rilassa di nuovo e inizia gemere urlando, finché il suo cazzo schiacciato sul marmo non scoppia in un fiume di sborra. A questo punto anch'io non resisto e con un grido animale riempio il mio schiavo con il seme del suo padrone."Pulisci Vincent, con la lingua" gli ordino. Lui, zitto, prima lecca per bene il mio cazzo poi inizia con l'altare e il pavimento dove è colata sia la mia che la sua sborra."Me la pagherai per quello che hai fatto. Devi imparare a controllarti cristo. Adesso devo pensare al modo migliore per punirti" dico con il tono più bastardo possibile guardando il crocifisso sopra di noi.Mi siedo di nuovo e lo guardo ghignando mentre si muove per terra a quattro zampe leccando avidamente.Guardare questa bestia perfetta, lucida di sudore, e obbediente mi lascia pensare che ormai mi posso fidare, e che, forse, non ci sar� bisogno di alcuna punizione.
"Devo pisciare Vincent" dico quando ha finito. Subito lo schiavo si avvicina nella posizione che ormai conosce, e questa volta lo riempio senza nessuna attenzione, ma ormai, con il terrore di dispiacermi ancora, riesce a non perderne una goccia.
"Vestiti" dico mentre mi alzo, allaccio i jeans e i chaps e recupero il giubbotto.In pochi minuti siamo ancora sulla strada, mi sento sempre più pieno di adrenalina, il cazzo è gi� di nuovo duro.