DISCLAIMER: The following story is a fictional account of young teenage boys who are in love. There are references and graphic descriptions of gay sex involving minors, and anyone who is uncomfortable with this should obviously not be reading it. All characters are fictional and any resemblance to real people is purely coincidental. Although the story takes place in actual locations and establishments, the author takes full responsibility for all events described and these are not in any way meant to reflect the activities of real individuals or institutions. The author retains full copyright of this story.
Epilogo
È giorno da tre ore e la stazione di Porta Nuova si avvicina, vedo già le volte circolari, le arcate di ferro. Ho letto che fu terminata nel 1868 e non fu mai inaugurata. I torinesi si consideravano in lutto, perché la capitale del regno d'Italia era stata appena spostata a Firenze.
Sono nel corridoio del treno e scrivo le ultime parole di questo lungo racconto.
I finestrini sono tutti aperti, perché fa molto caldo, Torino mi accoglie con una temperatura tropicale, ma io la amerò lo stesso, perché resterò qua per i prossimi cinque anni e poi si vedrà. Dipenderà da me e dal mio ometto.
Il treno sta per entrare in stazione, arriverà al binario tre, il mio numero preferito. Vedo già la testa nera di Fabio muoversi sul marciapiede, lui va avanti e indietro freneticamente, salta per sovrastare gli altri in attesa, cercando di vedermi, mentre centinaia di finestrini gli scorrono davanti. Poco fa ho tirato giù dalla retina portabagagli le mie due grandi valige e due scatole di cartone, tutto legato con lo spago, per sicurezza. Sono un emigrante in piena regola.
Fabio è sul marciapiede, fermo, finalmente mi ha visto. Si è come bloccato, si cinge con le braccia, come se avesse freddo e mi guarda. È solo. Gli sorrido, gli faccio cenno di avvicinarsi per aiutarmi con i bagagli, dietro di me c'è altra gente che spinge per scendere. Siamo in treno da quattordici ore.
Appena posate le valigie sul marciapiede mi salta al collo e mi abbraccia stretto, incurante di chi ci è attorno. Questa è una grande città, penso, non m'importa di nulla. Mi bacia sulla guancia, mi tiene stretto, poi mi dà un altro bacio. Sento la sua erezione contro la mia. Si dondola insieme a me, ci stiamo cullando, al centro del marciapiede tre di Porta Nuova.
"Non lasciarmi più" mi sta sussurrando in un orecchio "promettimi che non andrai più via."
"Prometto!"
"Io ho bisogno di te, se non ci sei tu, sbaglio!"
"Lo sai che anch'io ho bisogno di te!"
"Mamma è qua fuori con la macchina che ci aspetta" dice finalmente staccandosi un poco "andiamo. Ti aiuto."
"Ti sei comportato bene, mentre eravamo lontani?"
"Spero di si, ma tu chiedilo a mamma!"
Sua madre ha una grande considerazione di me, sa che ho un'influenza positiva sul figlio, non sa ancora che siamo amanti.
Poco dopo in macchina, mentre appunto questi ultimi passaggi della mia storia, lo guardo da dietro. I suoi capelli sono sempre voluminosi ed io lo amo tanto.
Io e il mio ometto vivremo per sempre insieme. Già da subito, perché non ne vuole sapere di mandarmi a dormire in collegio. Ha fatto i suoi progetti.
FINE
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