Disclaimer: This story is fiction. All persons depicted are just names, all actions are fiction. It deals with sex between consenting males. Any person under 18 or if you find this type of story offensive, or viewing this material is illegal where you are, then please do not read it! [Encounters][Non-English]
Petru tornò a casa. Il padre era via, forse per un trasporto, e sua madre lavorava la sera quando gli uffici erano chiusi. Prese una birra dal frigorifero e andò in camera. Accese il computer e mentre quello si avviava, iniziò a spogliarsi. Quando non c'era nessun altro, passava il tempo su Internet a guardare i siti porno. Dato che anche Amir e Luca ogni tanto usavano il suo computer, aveva imparato a cancellare tutti i dati relativi alla navigazione. Più che altro perché se avessero scoperto che tipo di siti visitava, forse non sarebbero più stati suoi amici.
A Petru piacevano i ragazzi. Per sua fortuna nessuno sospettava nulla. Anzi, molte ragazze gli facevano il filo per via del suo fisico. Solo grazie al fatto che tutti lo pensavano un po' scemo, riusciva sempre a evitare situazioni che potessero metterlo in imbarazzo. Con i suoi amici preferiva passare per imbranato, piuttosto che confessare la verità.
Guardando la galleria dei video ne trovò uno che attirò immediatamente la sua attenzione. Nell'anteprima si vedevano due ragazzi, più o meno della sua età con tuta e maglietta. Lo fece partire. La ripresa non era delle migliori. Sembrava quasi un video amatoriale, anche se Petru sapeva che spesso era voluto. I due erano in uno scantinato e si stavano baciando. Quando l'inquadratura si allargò, vide che uno indossava un paio di Adidas uguali a quelle che Luca aveva lasciato in camera sua. Man mano che il video avanzava sentì il sesso inturgidirsi.
Lo mise in pausa e prese il sacchetto. Provava un misto di eccitazione e paura. Tirò fuori le scarpe e le appoggiò alla scrivania. Sì, erano proprio lo stesso modello. La pelle bianca era lisa e lungo i fianchi si vedevano diverse macchie. Come aveva visto fare nel video ne avvicinò una al volto e ne inalò l'interno. L'odore gli riempii le narici e il suo membro rispose con una vibrazione di eccitazione. Gli parve di sentire un altro odore, un odore molto famigliare: sperma secco. Nascoste in fondo all'armadio, Petru aveva un paio di Adidas che non metteva più. Quando si masturbava ed era sul punto di venire, ne prendeva una ed eiaculava al suo interno. Così era sicuro di non lasciare prove in giro. Fece ripartire il video.
Appoggiando la scarpa di Luca sul letto, si sdraiò sopra infilandoci l'uccello. Senza staccare gli occhi dal video iniziò a muoversi. L'interno era morbido anche se ogni tanto, preso dalla foga, sfregava la punta con troppa energia. Usò la saliva per lubrificarsi, senza preoccuparsi del fatto che la scarpa stesse diventando fradicia. Dopo un po' dovette far ripartire il video. Andò avanti così per quasi mezz'ora. Preso dalla foga afferrò l'altra scarpa e iniziò a leccarla. Non sapeva più cosa fare pur di rendere il climax più intenso. Lo tirò fuori e schiacciando il membro tra l'addome e la suola, prese a sfregarselo. Era ruvida e ogni tanto provava un po' di dolore. Quando fu sul punto di esplodere, le mise una di fianco all'altra e le irrorò con il suo seme.
L'eiaculazione fu una delle più intese che avesse mai avuto. Mentre riprendeva fiato vide lo sperma che iniziava a colare. Si affrettò a spalmarlo sulle scarpe per non macchiare il letto. Poi si sdraiò sul fianco ammirando la sua opera. La pelle bagnata delle Adidas era lucida e alcune delle vecchie macchie erano scomparse. Tuttavia dubitava che Luca potesse accorgersene. Senza rendersene conto iniziò a pensare come sarebbe stato scopare con lui. L'amico aveva un bel fisico anche se la muscolatura non era definita come la sua.
Quando si cambiavano nello spogliatoio, non c'era volta in cui Luca non si lamentasse del fatto che per quanti esercizi facesse, non riusciva ad avere la tartaruga. Cosa che invece Petru aveva, compresi due pettorali ben definiti. Non appena avesse avuto un po' di soldi in tasca, aveva deciso di decorarne uno con un tatuaggio. In compenso gli occhi di Luca erano di un azzurro da mozzare il fiato e tra le gambe aveva un uccello di tutto rispetto.
Sentì suonare il citofono. Preso dal panico si affrettò a rimettere le scarpe nella scatola anche se erano bagnate. Nascose il sacchetto sotto il letto, infilò i boxer e andò a rispondere. Era sua madre che stranamente era rientrata prima del previsto. Aprendo la porta di casa Petru capì subito che c'era qualcosa che non andava.
[***]
L'ora di cena si avvicinava e ormai in sala giochi erano rimaste poche persone. Amir stava per esaurire i gettoni e comunque presto sarebbe dovuto tornare a casa. Suo fratello era ancora lì con i suoi amici. Per tutto il tempo non avevano fatto altro che mandare e leggere messaggi con il cellulare. A un certo punto entrò un ragazzo italiano. Camicia e jeans attillati, mocassino di camoscio e diversi bracciali al polso. Si avvicinò a Murad come se si conoscessero e scambiarono due parole. Poi uscirono insieme. Amir abbandonò la partita per andargli dietro. Per quanto facesse finta di nulla, non era uno stupido e da tempo sospettava che il fratello facesse qualcosa di illegale.
Li vide camminare lungo il marciapiede. Cambiò lato della strada e li seguì nascondendosi dietro le macchine parcheggiate. Murad precedeva l'altro di qualche metro e se qualcuno li avesse visti, non avrebbe mai pensato che si conoscessero. A turno entrarono in vecchio palazzo con il portone aperto. Amir attraversò la strada e diede un'occhiata all'interno. Era una casa di ringhiera e a parte l'ingresso, illuminato dal neon, il resto del cortile era buio. Entrò anche lui, cercando di capire dove fosse andato il fratello.
L'androne delle scale era deserto così decise di fare il giro del cortile. In un angolo vide una porta di metallo aperta, forse l'ingresso delle cantine. Oltre l'apertura c'erano dei gradini che scendevano e sebbene la prima parte del corridoio fosse buia, dove svoltava si vedeva una luce accesa. Tese l'orecchio. Dopo qualche istante gli parve di udire qualcosa.
Rimase lì qualche minuto senza sapere cosa fare. Aveva paura di essere scoperto ma era troppo curioso. Decise di scendere. Trattenendo il respiro si mosse lentamente, senza fare rumore. Riconobbe la voce di suo fratello che stava bisbigliando qualcosa. Arrivato all'angolo si appiattì contro il muro e diede una rapida occhiata. In fondo al corridoio, dove si aprivano le porte delle cantine, vide suo fratello appoggiato contro il muro. In ginocchio, davanti a lui, c'era il ragazzo italiano. Non poteva credere ai propri occhi. Il fratello teneva la mano dietro la nuca dell'altro, spingendogli il cazzo giù per la gola. Tra un gorgoglio e l'altro poteva sentire Murad che lo incitava in arabo.
Senza volerlo Amir iniziò ad eccitarsi. Per qualche istante non pensò più al fatto che il fratello potesse scoprirlo. Tutta la sua attenzione era rivolta alla foga con la quale lo sconosciuto si stava dando da fare. In quel momento udì qualcuno che scendeva le scale. Preso dal panico si voltò e vide i due che erano con Murad nella sala giochi.
[***]
La cena con i parenti si rivelò più noiosa del previsto. La madre di Luca e la zia, quando erano insieme, passavano il tempo a dire banalità senza senso. Per quanto volesse bene ai propri genitori, a volte li trovava estremamente noiosi e ordinari. Sua zia evitava di parlare della scuola, come se l'argomento fosse tabù. Ciò nonostante lo guardava sempre con un atteggiamento di compatimento. Suo cugino Enrico era anche più odioso. Da quando Luca aveva lasciato il liceo, sembrava che l'unico genio della famiglia fosse lui.
Enrico era quello che andava bene a scuola, vestiva griffato e non indossava mai scarpe da ginnastica se non durante le ore di educazione fisica. Sulla faccia aveva stampata quella tipica espressione da figlio di papà e frequentava solo persone di buona famiglia. Le rare volte che si trovavano a girare insieme, gli amici del cugino lo guardavano come una bestia strana.
Quando finalmente se ne andarono Luca si rintanò nella propria stanza. Per quella sera ne aveva avuto abbastanza dei suoi famigliari. Sentì i genitori parlare in cucina. Come al solito erano preoccupati per il suo futuro. Gli parve addirittura di sentir pronunciare la parola università. Quello era un argomento che lui cercava di evitare. Mentre si toglieva i vestiti della festa, sua madre aveva preteso che si vestisse in modo adeguato, mandò un SMS ad Amir.
Stranamente l'amico non gli rispose. Così Luca passò il resto della serata davanti al computer. Prima guardando la sintesi delle partite di coppa e poi ascoltando video musicali su YouTube. Verso mezzanotte spense tutto e si mise a letto. Sua madre, come al solito, fece capolino nella sua stanza per augurargli la buona notte. Era una cosa che faceva sempre, poco importava che suo figlio avesse 19 anni. Sentì chiudersi la porta della camera dei genitori. Segno che erano andati a dormire.
Disteso al buio iniziò a pensare. Sapeva di essere fortunato. Le famiglie di Amir e Petru non se la passavano bene come la sua, eppure la cosa non riusciva a consolarlo. Da un lato si sentiva in colpa perché sapeva di deludere i propri genitori, dall'altro la sensazione di essere prigioniero lo faceva star male. A volte l'oppressione che provava gli faceva venire meno il fiato.
Senza volerlo ripensò al fratello di Amir. Per lui era il simbolo della libertà più assoluta. Nonostante i genitori l'avessero buttato fuori di casa, riusciva a cavarsela e a quanto pareva pure bene. Poco importava che forse era coinvolto in qualcosa di poco pulito. Luca aveva un'idea tutta sua di come funzionavano le cose. Murad era così sicuro di sé e non doveva dire grazie a nessuno. Se solo fosse stato coraggioso come lui, avrebbe potuto andarsene di casa e vivere per i fatti suoi. Ormai era maggiorenne e i genitori non potevano imporgli nulla.